Riassunto "Le sfide di Babele" di Balboni

Didattica delle lingue moderne - Brusco S.

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    Le sfide di Babele. Insegnare le lingue nelle società complesse
    di Paolo E. Balboni


    GLOTTODIDATTICA: scienza teorico-pratica che studia l'educazione linguistica (l'insegnamento delle lingue streniere, seconde, native, etniche e classiche), può avere altre denominazioni: didattica delle lingue moderne, linguistica educativa ecc.

    Il modello di Anthony scinde la gestione della conoscenza assunta o elaborata, per poter così progettare il metodo d'educazione linguistica. Tra la glottodidattica, i mondi delle idee e quello dell'insegnamento, avviene uno scambio reciproco.

    Data una dichiarazione teorica, ne conseguono due procedure:
    APPROCCIO: è l'idea che si ha di lingua, cultura e insegnamento.
    METODO: è ciò che ci consente di realizzare le indicazioni date dall'approccio; si occupa degli strumenti di organizzazione dell'educazione linguistica. Si trasforma in azione con tecniche didattiche adeguate, coerenti con l'approccio.

    DICHIARAZIONE: espressa da una frase semplice, in cui sono presenti le funzioni SVO (soggetto, verbo, oggetto).
    PROCEDURA: struttura basata su dichiarazioni secondo lo schema "se è vero che… allora…"
    Data una dichiarazione teorica ne conseguono due procedure:
    – approccio: la lingua varia a seconda del contesto;
    – metodo: bisogna quindi definire quali varietà insegnare, a quale punto dei percorsi queste andranno inserite, in quali modalità, con quale livello di riflessione esplicita.

    Definizione dei paramenti per descrivere gli approcci o metodi novecenteschi:
    – teorie di riferimento: che rimandano alle scienze del linguaggio e della comunicazione, della società e della cultura, quelle neuro-psicologiche e quelle dell'educazione;
    – percorso: movimento glottodidattico prevalentemente deduttivo o induttivo;
    – studente e docente;
    – lingua e cultura;
    – strumenti operativi;
    – tecniche didattiche;
    – materiali;
    – strumenti tecnologici.

    L'insegnamento linguistico nel mondo classico, medioevale e rinascimentale, era comunicativo dove ad interessare era l'uso piuttosto che la forma; era dato dall'interazione con un madrelingua e testi classici (non c'erano grammatiche). Solo nel Rinascimento e nel Seicento nascono centri in cui la lingua veniva studiata come oggetto, si creano i primi dizionari e grammatiche.

    APPROCCIO FORMALISTICO: è un approccio la cui attenzione si focalizza sulla grammatica, dove la fonologia è concepita come regole di pronuncia. Le regole venivano ricavate dai testi letterari fino all'arrivo dei primi manuali basati su schemi grammaticali da apprendere a memoria. Lo studente è visto come un vaso da riempire senza avere la libertà di instaurare un confronto con il docente che, appunto, è incontestabile.
    La strumentazione metodologica riguarda: la dimensione orale e la dimensione scritta.
    Questo approccio è stato dominante nella scuola fino agli anni '70/80 ed è ancora usato in alcune università seppur integrato ad altri tipi di approcci.

    APPROCCIO NATURALE: la lingua viene intesa come strumento di comunicazione: il focus viene riportato sulla lingua parlata. Non molto sviluppato nelle scuole bensì nelle istituzioni private.

    Il "READING METHOD" si sviluppa nell'Ottocento, quando la lingua smette di essere viva ed è un approccio che esclude lo sviluppo orale. Il docente in questo caso è visto come una guida che insegna le strategie di decifrazione e da qualche schema di grammatica come riferimento.

    Negli anni sessanta l'inglese diventa la lingua della globalizzazione, l'insegnamento delle lingue straniere diventa "l'insegnamento dell'inglese e quello delle altre lingue".
    Le risorse degli USA per incentivare la padronanza delle lingue vive sono:
    – la psicologia neo comportamentistica: l'apprendimento è il risultato di una serie di stimoli e risposte, seguiti da conferma o correzione;
    – la linguistica tassonomica: analisi delle componenti minime della lingua, la quale si adatta ad essere inserita in microstrutture nelle sequenze stimolo/risposta di Skinner;
    – le risorse tecnologiche vengono impiegate in modo innovativo: spezzoni di lingua vengono riprodotti al giradischi, per poi passare al registratore, e si inizia a fare uso di film girati nei Paesi di cui si studia la lingua e la cultura.
    Robert LADO: fondatore della Faculty of languages and linguistics negli anni '50, è anche uno dei maggiori esponendi della LINGUISTICA CONTRASTIVA, basata su simmetrie e dissimmetrie, tra lingua studiata e materna, cercando di individuare le zone di difficoltà così da poter attivare subito le giuste strategie.

    APPROCCIO STRUTTURALISTICO: si basa su microstrutture linguistiche, che possiamo ritrovare nei PATTERN DRILL (esercizi strutturali). Questi sono costituiti da serie di sequenze "stimolo-risposta-conferma", privilegiando la memorizzazione spontanea; tre sono i tipi:
    – sintagmatici (modificano la struttura del sintagma);
    – paradigmatici (legano nella memoria due elementi differenti tipo verbo e oggetto);
    – combinati (sequenze più complesse).
    Sono esercizi utilizzabili in un laboratorio linguistico. Con il tempo si sono trasformati, ma non sono scomparsi, poiché rappresentano un ottimo metodo per automatizzare alcuni processi.
    E' un'interazione tra la linguistica tassonomica e la disponibilità di nuove tecnologie (registratore, dischi, diapositive).

    SOCIOLINGUISTICA: studia l'uso della lingua all'interno della situazione sociale in cui viene utilizzata.
    PRAGMALINGUISTICA: studia gli scopi e i risultati dell'uso della lingua vista come strumento d'azione all'interno di una situazione sociale.
    ETNOLINGUISTICA: analizza il rapporto tra lingua e cultura.

    APPROCCIO E COMPETENZA COMUNICATIVA: negli anni '60 ci si inizia ad approcciare alla natura pragmatica della lingua, vista come azione sociale. Si comincia a progettare un repertorio di funzioni comunicative e a stabilire livelli di competenza comunicativa omogenei tra varie lingue.
    L'approccio comunicativo è caratterizzato dalla competenza comunicativa:
    – una realtà mentale che si realizza come esecuzione nel mondo: eventi comunicativi realizzati in contesti sociali;
    – basata su tre nuclei di competenze riposti nella "mente" che costituiscono il sapere la lingua:
    - COMPETENZE LINGUISTICHE;
    - competenze extralinguistiche;
    - competenze contestuali (relative alla lingua in uso);
    – dove le competenze mentali diventano azione comunicativa (padronanza linguistica);
    – dove i testi orali e scritti contribuiscono ad eventi comunicativi.

    METODO SITUAZIONALE: basato sulla comunicazione, conservando alcuni elementi dell'approccio strutturalistico, ma contestualizzandoli all'interno di situazioni definite in base a coordinate spazio-temporali, sul ruolo dei partecipanti e dei loro scopi.
    Il manuale situazionale si basa su unità didattiche i cui elementi tipici sono:
    – paratesto (immagini, titoli, didascalie, fondamentali all'inquadramento del tema);
    – dialogo registrato;
    – versione segmentata del dialogo (da ripetere);
    – pattern drill registrati;
    – grammatica esplicita con relativi esercizi;
    – letture di civiltà.

    Novità degli anni '70:
    – strumenti concettuali teorici, a supporto dei nuovi materiali didattici;
    – strumenti di progettazione curriculare;
    – METODO NOZINALE-FUNZIONALE: metodo più diffuso per realizzare l'approccio comunicativo; fonde i concetti di nozione e atto comunicativo. E' il metodo di riferimento della manualistica di oggi;
    – manuali didattici;
    – Progetto Speciale Lingue Straniere, attività di formazione degli insegnanti il cui scopo è diffonde l'approccio comunicativo e la realizzazione nozionale-funzionale.
    L'insegnamento linguistico viene sconvolto, ma la rivoluzione è così "forte" da non poter essere assorbita pienamente: da una parte l'approccio grammaticale, con cui gli insegnanti si sono formati, viene condannato e bandito, seppur venga continuato ad usare; dall'altro rimane la pratica degli esercizi strutturali; inoltre l'impianto dei manuali rimane legato alla sequenza presentation (affidata a mezzi multimediali), practice (atti comunicativi), production (roleplay, dialoghi aperti, lavori di gruppo).
    La traduzione comincia ad essere abbandonata, anche a livelli avanzati dove invece sarebbe necessaria.
    Lo studente non è più una tabula rasa, ne viene valorizzata la conoscenza e i meccanismi di comunicazione.

    PSICOLOGIA UMANISTICA: scuole della psicologia e della psicodidattica che mettono al centro della riflessione il rispetto delle caratteristiche dell'uomo:
    – il cervello umano è diviso in due emisferi che riguardano la conoscenza e l'elaborazione dell'input;
    – la dimensione emozionale è una componente essenziale, spesso prevalente;
    – la mente umana funziona secondo sue procedure, che vanno rispettate per ottenere il miglior risultato;
    – l'apprendimento per essere interiorizzato deve essere "significativo", grazie a contenuti significativi e ad una relazione significativa tra docente e studente;
    – la conoscenza viene costruita dallo studente sotto la guida dell'insegnante.
    Per questo la psicodidattica ha elaborato "metodologie a mediazione sociale" che prediligono le attività in grado di creare relazioni significative con tutto il gruppo classe. Queste sono anche un'ottima occasione di uso comunicativo della lingua.
    La glottodidattica umanistica ha tre idee principali riguardo gli esseri umani:
    – sono differenti tra loro;
    – affrontano gli input secondo la direzionalità neurologica globalità-analisi-sintesi;
    – sono bidimensionali, emozionali e razionali.

    KRASHEN: si ispirò all'ipotesi di Chomsky (l'esistenza di un langue acquisition device) per elaborare la SLAT (Second Language Acquisition Theory), in cui ipotizza che l'apprendimento delle lingue seconde segue il precorso di apprendimento di quella materna.
    L'acquisizione è un processo inconscio che sfrutta le strategie dell'emisfero destro del cervello insieme a quelle analitiche dell'emisfero sinistro. L'apprendimento è un processo razionale (dell'emisfero sinistro) che non produce un risultato stabile, perciò si tratta di una competenza provvisoria.
    Alla base della SLAT, l'insegnante deve lavorare per produrre acquisizione, con l'apprendimento si ha solo la sensazione di aver ottenuto un risultato positivo. L'acquisizione avviene quando l'allievo si concentra sul significato dell'input e non sulla forma, perciò bisogna renderlo comprensibile.
    La prima delle condizioni perché l'input venga acquisito è che questo sia collocato ad un livello immediatamente successivo all'input acquisito fino a quel momento.
    Le conseguenze possibili sono:
    – gli elementi che vengono prima del nuovo input, sono una condizione necessaria;
    – gli elementi precedenti sono una condizione sufficiente perché l'acquisizione del nuovo avvenga.

    FILTRO AFFETTIVO: condizione che impedisce ad un input di essere acquisito poiché verrebbe collocato nella memoria a breve/medio termine. Corrisponde ad una serie di stimoli chimici legati alla condizione mentale (serenità, paura) di chi apprende, in cui il filtro si attiva come meccanismo di autodifesa: in una situazioni di ansia; attività che mettono a rischio l'immagine del soggetto; attività che minano l'autostima; attività che provocano la sensazione di non essere in grado di apprendere.

    INTERLINGUA: studiata dalla linguistica acquisizionale. E' la lingua usata da una persona in fase di apprendimento, cioè una porzione dell'intero sistema linguistico posseduto da un nativo. Non è possibile acquisire una sezione centrale, ma bisogna partire dal punto 0, costruendo la propria competenza secondo sequenze "implicazionali".
    Secondo Selinker, l'interlingua è un sistema a sé: non è strutturato a caso; prodotto dall'input dell'insegnante o dell'ambiente; ha le sue basi nella grammatica universale.
    Non si tratta quindi di una competenza sbagliata, bensì ridotta, ma comunque efficiente nel comunicare. L'errore prevedibile in un determinato stadio, non è più un errore poiché non è prevista un'esecuzione corretta. Lo studente ha quindi il diritto di sbagliare ciò che non ha ancora acquisito e non deve essere demotivato.

    QUADRO COMUNE EUROPEO: è un testo politico che ribadisce il problema della conoscenza delle lingue comunitarie e non riguarda solo la scuola. Al suo interno viene detto che la conoscenza si costruisce conoscendo altre lingue comunitarie, anche se a livelli diversificati. Si pone come riflessione sul ruolo delle lingue, sulla natura della conoscenza di una lingua, sulle componenti neuropsicologiche, sociali, culturali dell'insegnamento/apprendimento.
    PORTFOLIO EUROPEO: alla base di tutti i corsi e manuali di lingue. I livelli del Portfolio, hanno anche un valore legale, infatti i tre tipi di documentazione inclusi sono: passaporto linguistico (certificazioni e attestazioni di competenza); biografia di apprendimento (percorso di apprendimento); dossier (documenti personali).

    "Certezze crescenti" nelle tendenze attuali:
    CLIL: (Content and Language Integrated Learning) uso veicolare di una lingua straniera per insegnare un'altra disciplina.
    INTERCOMPRENSIONE: è una potenziale certezza basata sulla capacità di comprendere altre lingue "simili". Capacità che può essere migliorata con:
    – strategie cognitive (comprendere non significa capire ogni parola);
    – evidenziando elementi linguistici che possono avere una funzione chiave;
    – riflessioni di storia delle lingue.
    LINGUISTICA AQUISIZIONALE: scienza che studia il formarsi dell'intralingua, i meccanismi e le sequenze di acquisizione, di processabilità degli elementi dell'input.
    GLOTTODIDATTICA D'ARLECCHINO: basato sul fatto che ogni insegnante mette del suo nell'insegnamento della lingua, nel senso che unisce diversi approcci e metodologie.

    LIVELLI SOGLIA: repertorio grammaticale, culturale, di atti comunicativi e funzioni linguistiche che indicano i contenuti necessari per avere una "soglia di sopravvivenza e interazione" in una lingua (B1).

    La SOCIETÀ attuale è COMPLESSA, ciò significa che le relazioni assumono la forma di una rete in cui ogni membro appartiene ad una o più sfere contemporaneamente, ciascuna in relazione con altre omologhe. Il che richiede la capacità di comunicare in più lingue.
    Questa può essere l'immagine di una società moderna e la GLOTTODIDATTICA che ne deriva è fortemente TRANSDISCIPLINARE, deve quindi fondarsi su processi (di comprensione, produzione, interazione) e fornire strumenti. E' un'entità autonoma che trasforma le conoscenze in un sistema compatto.
    Le persone quindi:
    – devono usare una lingua per comunicare (scienze del linguaggio);
    – devono comunicare all'interno di culture o tra culture (componente antropologica e sociologica);
    – vogliono far entrare una lingua non nativa nella loro mente (componente neuro-psicolinguistica);
    – apprendono in ambienti finalizzati alla formazione.

    Le scienze che portano a conoscenze certe sono dette scienze "hard" (fisica, chimica, matematica), ma la maggioranza di quelle legate alla conoscenza glottodidattica sono "soft". Si tratta di scienze umane.
    Il modello è la struttura concettuale tipica delle scienze "hard", utilizzabile anche nelle scienze umane.
    Alcuni modelli epistemologici:
    – modello transdisciplinare della glottodidattica;
    – modello dell'organizzazione di tali conoscenze nelle categorie di approcci e metodi.
    Il nostro discorso sarà reso "hard" da: modello di competenza comunicativa, che stabilisce le finalità dell'educazione linguistica; modelli di motivazione; modello di spazio dell'interazione didattica; modello tripolare delle relazioni umane; altri.
    Non esistono "modelli operativi" se si tratta di strutture potenzialmente vere, sono procedure/schemi. L'operatività dei modelli deve adeguarsi alle situazioni, usa gli strumenti che ha a disposizione e persegue obiettivi adatti a bisogni specifici.

    Dimensione etica, cioè delle azioni ritenute oggettivamente buone, non per tradizione o per morale:
    – etica dello studioso che scrive manuali: alla ricerca del "vero" e del modo in cui tradurlo in un linguaggio charo e semplice;
    – etica del progettista in ordine alle finalità dell'insegnamento della lingua straniera: alla ricerca delle finalità di un dato corso, non solo per quanto riguarda gli obiettivi;
    – etica del progettista in ordine agli obiettivi e ai contenuti dell'insegnamento della lingua straniera: sviluppo e perfezionamento della competenza comunicativa;
    – etica dell'insegnante come educatore: le cui responsabilità è quella di "facilitare" cioè:
    - rafforzare lo studente, renderlo più efficiente;
    - viziare lo studente, dandogli l'illusione che imparare non richieda impegno;
    - illudere lo studente di stare imparando una lingua autentica e non una versione semplificata.

    AUTOREALIZZAZIONE: meta dell'educazione linguistica che da, ad una persona, la capacità di realizzare il suo progetto senza che la lingua costituisca un ostacolo.
    CULTURALIZZAZIONE: meta dell'educazione linguistica che rende, una persona, in grado di vivere ed essere accettata in gruppi (linguistici-culturali) non nativi.
    SOCIALIZZAZIONE: meta dell'educazione linguistica che da, ad una persona, la capacità di stabilire rapporti senza difficoltà comunicative in lingue diverse.

    La NEUROLOGIA descrive il fenomeno della lateralizzazione cioè: i due emisferi (destro e sinistro) del cervello lavorano in maniera differente, specializzata.
    La psicologia invece descrive la natura di tale specializzazione: a sinistra i compiti di natura analitica, logica; a destra compiti di natura globalistica, analogica.
    NEUROLINGUISTICA: studia il funzionamento del cervello in ordine al linguaggio (disturbi del linguaggio, dislessia, disgrafia ecc.). Individua nell'emisfero sinistro le aree in cui avviene l'elaborazione del linguaggio, anche se la percezione di esso si ha grazie ad operazioni irrelate tra entrambi gli emisferi (principio di direzionalità).
    PSICOLINGUISTICA: è una scienza del linguaggio che studia l'acquisizione e i meccanismi di codifica e decodifica della lingua.
    PSICOLOGIA DELL'APPRENDIMENTO e PSICODIDATTICA: studiano (dal punto di vista sia dello studente che del docente) i meccanismi mentali che portano all'acquisizione.

    BIMODALITÀ: entrambe le modalità del cervello (analitica e globale), sono coinvolte nella comunicazione linguistica e devono essere integrate affinché avvenga l'acquisizione.
    DIREZIONALITÀ: stabilisce che l'uso bimodale avviene secondo una direzione ben precisa: dall'emisfero destro a quello sinistro. Quindi l'acquisizione viene prima motivata dalla dimensione affettiva e logica, presentando solo in seguito il materiale in modo contestualizzato.

    LAD: facoltà del linguaggio (propria della nostra specie), innata (geneticamente trasmessa). Tre sono le osservazioni a sostegno di questa idea: lo sviluppo del linguaggio è simile per ogni essere umano anche se la crescita avviene in ambienti socio-culturali differenti; tale ordine vale anche per l'acquisizione di altre lingue; esiste una GRAMMATICA UNIVERSALE (meccanismi comuni in ogni lingua).
    Lo studente di lingua straniera è un soggetto attivo (non una tabula rasa), predisposto all'acquisizione linguistica e dotato di un meccanismo di acquisizione (LAD). Il LASS (Language Acquisition Support System) va a supporto dell'apprendimento di una lingua straniera e lo completa (costituito dalla famiglia, dall'insegnante, dai compagni, dai social network ecc).
    Il LAD quindi non è altro che un meccanismo psicolinguistico che presiede all'acquisizione del linguaggio, e lo fa attraverso cinque fasi:
    – osservazione dell'input individuando correlazioni pragmatiche e formali;
    – creazione di ipotesi sul funzionamento di un dato meccanismo;
    – verifica dell'ipotesi (conferma o correzione);
    – fissazione (mediante ripetizione);
    – riflessione (guidata).

    ATTITUDINE: combinazione di diversi tipi d'intelligenza (linguistica; logico-matematica; spaziale; musicale; intra/interpersonale), stili cognitivi e di apprendimento (analitico/globale; ideativo/esecutivo; tolleranza/intolleranza per l'ambiguità; dipendenza/indipendenza dal campo; capacità/difficoltà a prevedere i contenuti; tendenza/difficoltà ad apprendere dai propri errori; autonomia/dipendenza nello studio), tratti della personalità (cooperazione/competizione; introversione/estroversione; ottimismo/pessimismo ecc.) che facilitano o rallentano l'apprendimento delle lingue.
    Secondo Skehan è "un talento specifico per l'apprendimento delle lingue, indipendentemente dalle capacità in altri campi e piuttosto stabile nel suo operare, cioè relativamente non insegnabile", seppur sembrerebbe essere migliorabile conoscendone i fattori e modificandoli.
    La dominanza emisferica cerebrale è la caratteristica di affidarsi alle modalità "destre" o "sinistre" del cervello ed ogni persona privilegia una delle forme di concettualizzazione in base al proprio emisfero predominante.
    Gli studenti possono quindi essere ANALITICI (attitudine verso la riflessione sulla lingua, controllarla e conoscerla pienamente) o OLISTICI (attitudine all'uso della lingua, anche con imperfezioni o lacune).
    INTELLIGENZE MULTIPLE di Gardner: individua sette tipi di intelligenza presenti in ogni persona, con combinazioni e dominanze diverse:
    – intelligenza linguistica: cogliere sfumature di significato, scegliere parole opportune, esprimere emozioni e pensieri;
    – intelligenza logico-matematica: elabora il pensiero analitico e completo, guida la riflessione grammaticale, in base ad attività di "incastro", di analisi e giochi grammaticali, intollerante alle cose imprecise;
    – intelligenza spaziale: abilità di modificare mentalmente la disposizione degli oggetti nello spazio, memorizzazione del lessico legato ad ambienti ad esempio;
    – intelligenza musicale: memorizzazione attraverso canzoni, filastrocche ecc;
    – intelligenze intra/interpersonali: la prima si realizza nella capacità di autoanalisi, la seconda porta a mettersi nei panni altrui.

    STILI COGNITIVI: processi di acquisizione di nuove informazioni.
    STILI D'APPRENDIMENTO: accomodamento delle informazioni nella mente.
    Tra gli stili "individuali" (degli studenti):
    – stile analitico/globale: apprendimento sistematico e riflessivo o intuitivo;
    – stile ideativo/esecutivo: il primo si appoggia sulla teoria, lavorando sull'idea di possibili percorsi mentali per analizzare la lingua, il secondo necessita attività, fare, imparare dai propri errori;
    – in/tolleranza per l'ambiguità: accontentarsi di una comprensione o di una produzione globale, senza sentirsi a disagio di fronte imprecisioni, nel secondo caso invece è presente il disagio per queste ambiguità;
    – in/dipendenza dal campo: non lasciarsi distrarre da stimoli irrilevanti;
    – capacità/difficoltà di prevedere i contenuti del testo sulla base del contesto: nel primo caso prevedere ciò che verrà detto sfruttando la conoscenza del mondo;
    – tendenza/difficoltà ad apprendere dai propri errori;
    – autonomia/dipendenza nei processi di studio.

    Le caratteristiche personali (carattere) sono tratti legati all'attività di apprendimento: cooperazione/competizione; introversione/estroversione (l'introverso tende ad esercitarsi di meno, ad avere una scarsa padronanza e una forma di disagio psicologico); ottimismo/pessimismo.

    La MEMORIA ha una struttura: le informazioni vengono elaborate dalla "memoria di lavoro", limitata nel tempo e nella quantità, informazioni che vengono poi collocate nella "memoria a breve temine", la quale presenta due problemi: dimentica facilmente e accomoda le nuove informazioni sulla base di quelle già possedute.
    Il terzo livello è quello della "memoria a lungo termine" che contiene sia la nostra "enciclopedia" (la conoscenza del mondo) sia la "memoria semantica" che interpreta e memorizza la lingua.
    Secondo il funzionamento della memoria, ciò che si apprende è ciò che si vuole immettere in memoria. Questo è possibile con:
    – maggior riflessione (maggior memorizzazione);
    – codifica profonda a livello semantico;
    – immagine visiva (forse meno efficace di quella sonora).
    Nelle situazioni piacevoli i neurotrasmettitori rilasciati dall'organismo permettono una memorizzazione migliore dell'input; nelle situazioni di stress negativo invece si attiva il filtro affettivo, viene rilasciato uno steroide che prepara a fronteggiare il pericolo e ne consegue che non si traduce in acquisizione e rallenta l'attività del cervello.
    DOMINANZA CELEBRALE: la prevalenza di una delle due modalità elaborate dai due emisferi cerebrali (globale e analitica).

    MOTIVAZIONE: acquisire è uno sforzo e la motivazione non è altro che l'energia per portare avanti questo sforzo.
    Il modello "egodinamico", si basa sull'ego che spinge ad attuare strategie per raggiungere i propri obiettivi. Si avrà un "feedback" positivo quando i risultati non saranno molto distanti da ciò che si voleva raggiungere, nel caso contrario il feedback sarà negativo.
    Il modello "tripolare" individua le tre cause dell'agire:
    – il dovere (che non porta all'acquisizione);
    – il bisogno, che funziona se percepito e fino alla soddisfazione di esso;
    – il piacere, che può essere: di apprendere (annullato dal fallimento); della verità; della novità; della sfida; della sistematizzazione (cioè capire come funziona un dato meccanismo); di rispondere al senso del dovere.
    L'input è quindi soggetto al volere del cervello sulla base di cinque motivazioni: novità; attrattività (stimolo); funzionalità (bisogno); realizzabilità (difficoltà); sicurezza psicologica e sociale.

    STUDENTE BAMBINO: non si insegna, ma lo si guida alla scoperta del fenomeno linguistico attraverso il contatto con altre lingue, aiutandolo a comprendere che: la lingua materna è solo una delle tante; le lingue straniere si possono imparare; imparare è un gioco.
    Quello che si tenta di fare è modellare l'identità sociale del bambino così che non si senta solamente legato ad una sola lingua, bensì sia già bilingue. Il progetto politico di fondo prevede il passaggio da bilinguismo (un dato sociale) a bilinguità (condizione personale).
    La presenza di due lingue nel cervello porta ad un arricchimento cerebrale:
    – l'organizzazione del linguaggio è bilaterale;
    – l'emisfero destro si occupa della rappresentazione di due codici;
    – meno rigidità nella dominanza cerebrale.
    PERIODI CRITICI: fasi dell'evoluzione umana in cui la mente pare più pronta all'acquisizione linguistica, raggiungendo livelli pari a quelli di un madrelingua. Durante i primi anni di vita, il meccanismo di acquisizione di una lingua è al suo massimo; fino ai 3 anni si acquisisce una pronuncia perfetta e un ottimo sviluppo delle abilità linguistiche; tra i 4 e gli 8, la pronuncia è ancora perfetta, ma lo sforzo nel parlare è maggiore.
    PERIODI SENSIBILI: tra gli 8 e i 20/22 anni, ci sono ancora forti potenzialità neurologiche per cui si può sviluppare una buona COMPETENZA LINGUISTICA: e non ci sono difficoltà nell'acquisizione lessicale, ma la performace non è più pari a quella di un madrelingua.
    Le caratteristiche dell'insegnamento a bambini si fondano su capisaldi quali:
    – integrazione tra lingua straniera e il resto del curricolo;
    – flessibilità di approccio, metodo, tecniche: ogni bambino ha il suo stile cognitivo e perciò un suo stile di apprendimento;
    – sensorialità (su facoltà sensoriali quali tatto, gusto, vista, olfatto e udito);
    – motricità (giocare per rendere la lingua reale);
    – ludicità: gioco inteso come attività in cui vigono regole, fine a se stesso e che non provoca abbattimento a causa del fallimento.
    Jim CUMMINS: afferma che lo studio di una lingua si riflette positivamente sull'intero repertorio linguistico della persona. La superficie della comunicazione linguistica è rappresentata solo da una parte del processo che avviene a livello mentale. La capacità di elaborare una lingua cresce con lo studio di una lingua straniera. L'introduzione di una lingua straniera nei primi anni di età, tiene attivo il LAD, immette nuovo materiale e stimoli che migliorano la competenza semiotica anche nella lingua materna.

    STUDENTE ADOLESCENTE: svantaggiato poiché le difficoltà dell'insegnamento delle lingue in questa fase riguardano sia l'età che la struttura scolastica.
    Il filtro affettivo cambia natura, ricercando un'accettazione da parte dei pari piuttosto che dell'adulto. Anche la correzione diviene difficile perché l'errore non viene più visto come "naturale".
    La maturazione dell'individuo però rende possibile l'attività di riflessione sulla lingua e la comunicazione. Alla competenza d'uso della lingua si affianca la competenza sull'uso (competenza metalinguistica).
    Con la globalizzazione però l'inglese riguarda sempre meno l'educazione e sempre più l'istruzione e perciò l'introduzione di una seconda lingua straniera è fondamentale.

    GIOVANE ADULTO: (lo studente universitario) assume una posizione di inferiorità rispetto all'insegnante, che in questo caso non può rinunciare a rendere autonomi e responsabili i suoi studenti.
    STUDENTE ADULTO: ha ormai raggiunto la maturazione psicologica, relazionale e sociale. Caratteristiche:
    – fuori dal percorso formativo di base (rapporto insegnante studente è pari);
    – il rapporto tra insegnate e studente è istruttivo (e non educativo);
    – l'adulto paga il corso perché deve raggiungere dei risultati;
    – i risultati devono essere raggiunti nel minor tempo possibile;
    – tra le negoziazioni insegnante-studente c'è la storia dello studente in relazione alle lingue straniere;
    – la capacità di apprendere una lingua non viene mai meno, varia la rapidità e la stabilità;
    – necessità metalinguistica (superiore a quella dei bambini/adolescenti);
    Le tecniche didattiche adatte ad un adulto sono quelle che pongono l'allievo di fronte alla sua competenza (dettato auto-corretto; cloze; forme d'incastro ecc.) e sono ancora facilmente utilizzabili quelle che portano lo studente ad interagire con i compagni.

    GRUPPO DI STUDENTI: non è concepito come un gruppo di compagni bensì di "colleghi".
    Più menti significa maggiori possibilità di riuscita, seppur ci sia un minimo di rischio.
    Gestire un gruppo disomogeneo vuol dire spezzare periodicamente la classe e dedicare tempo ai lenti, mentre le ECCELLENZE (studenti con forti potenzialità e buoni risultati; spesso lasciati a loro stessi, necessitano di un percorso che li stimoli sostenendo la loro eccellenza) eseguono compiti più stimolanti per loro, e viceversa. Inoltre sarebbero previste attività sequenziate per difficoltà.
    APPRENDIMENTO COOPERATIVO: metodologia di gestione della classe che mette gli studenti nella condizione di condividere le conoscenze e di lavorare insieme nella risoluzione dei problemi e nell'esecuzione dei compiti assegnati.
    ANDRAGOGIA: si occupa dell'apprendimento/insegnamento dell'adulto. Caratterizzato da:
    – motivazione dell'adulto;
    – disponibilità dello studente a modificare la propria conoscenza;
    – consapevolezza dell'esperienza di vita;
    – insegnante = facilitatore dell'apprendimento.

    ACCOSTAMENTO ALLA LINGUA STRANIERA: insegnamento della lingua straniera.
    SPAZIO D'AZIONE DELLA DIDATTICA: spazio delimitato da tre elementi (studente, insegnante e disciplina), analizzato studiando la natura e il ruolo di questi tre elementi.
    In questo spazio, l'insegnante aiuta lo studente e la lingua studiata a mettersi in relazione, quindi è inteso come "veicolo".
    INSEGNANTE: "colui che trasmette la sua conoscenza" nella tradizione, oggi è visto più come facilitatore o guida nel processo d'apprendimento.

    Foreigner's Talk: tentativi di un madrelingua di farsi capire da uno straniero.
    Teacher's Talk: la lingua dello "straniero" usata da un insegnate per farsi capire dallo studente: sintassi semplice, lessico ridotto, base di origine latina.
    TTT: (Teacher's Talking Time) il tempo usato dal docente sul tempo totale della lezione.

    CURRICOLO: l'insieme dei piani di studio, degli obiettivi, dei contenuti di un corso, comprende il monte orario e la distribuzione delle ore nei vari anni.
    PROGRAMMA: i contenuti di un corso e gli obiettivi che si prefigge di raggiungere.
    SILLABO: i contenuti di un corso, suddiviso per classi e/o livelli di competenza.
    LEZIONE: modello didattico tipo dell'educazione religiosa, in cui si parte dalla lettura di un testo che viene poi commentato dall'insegnante.

    Chi progetta un corso di lingue deve svolgere delle funzioni essenziali:
    – definire il ruolo del corso all'interno del percorso formativo;
    – analizzare i bisogni per definire gli scopi del corso;
    – definire il tipo di insegnante necessario;
    – definire il curricolo di lingua straniera;
    – indicare il materiale didattico adeguato.
    Per quanto riguarda il materiale didattico deve presentare:
    – manuale di base;
    – materiali di rinforzo e recupero;
    – materiali audio;
    – ampliamento in rete;
    – adattamento alle necessità degli studenti se stranieri;
    – video;
    – guida didattica per l'insegnante;
    – prove di verifica;
    – sito internet.

    Comunicare vuol dire scambiare messaggi efficaci. Dell HYMES rappresenta l'evento comunicativo con l'acronimo S.P.E.A.K.I.N.G.:
    – S come "setting" (luogo fisico) e "scena culturale";
    – P come "partecipanti";
    – E come "ends" (scopi per cui si comunica);
    – A come "atti" (le azioni compiute per raggiungere gli scopi);
    – K come "key" (chiave psicologica, la relazione tra i partecipanti all'evento comunicativo);
    – I come "instruments" (strumenti a disposizione);
    – N come "norme" (di interazione e di interpretazione dei messaggi);
    – G come "genere comunicativo".

    LINGUAGGIO: sistema di segni con cui l'uomo comunica.
    LINGUA: (linguaggio verbale) è un iponimo di linguaggio. Anche alcuni ambiti della lingua sono detti linguaggi (linguaggio scientifico). La lingua, differentemente dai linguaggi, ha una doppia articolazione, una suddivisione in unità più piccole delle parole dove il lessema veicola il significato e un morfema ne indica genere, numero ecc; la seconda articolazione è quella in fonemi che permettono una quantità elevata di combinazioni. Ci sono tre strumenti di significazione:
    – sintomi, prodotti dalla natura delle cose (un tuono è sintomo di un temporale);
    – segnali, prodotti geneticamente da animali e piante;
    – segni, unione di un significato e un significante.

    LINGUA STRANIERA: una lingua studiata in una zona in cui non è presente.
    LINGUA SECONDA: una lingua presente nell'ambiente extrascolastico.
    LINGUA ETNICA: la lingua non materna, ma parlata dalla comunità di provenienza di un determinato soggetto.
    LINGUA FRANCA: una lingua usata in maniera semplificata per facilitare la comunicazione internazionale.
    Esistono vari modi per considerare la lingua, come:
    – mezzo per raggiungere scopi;
    – espressione di un rapporto di ruolo sociale;
    – appartenenza ad un gruppo;
    – forma (sonora, scritta ecc.);
    – espressione di una cultura;
    – strumento del pensiero;
    – strumento di espressione.
    COMPETENZA LINGUISTICA: composta da "grammatiche" che riguardano i livelli fonologico, morfologico, sintattico e della grammatica testuale . Non tutte queste potranno essere inserite in un curricolo, non di tutte si darà una visione completa, verranno affrontate secondo il procedimento a spirale, non hanno uno scopo descrittivo.
    COMPETENZA EXTRALINGUISTICA: codici usati insieme alla lingua per modificarne o sottolinearne alcuni significati, in alcuni casi anche in sostituzione della lingua verbale. Le principali sono:
    – competenza CINESICA: capacità di comprendere e utilizzare i gesti, le espressioni del viso e i movimenti del corpo;
    – competenza PROSSEMICA: vicinanza e contatto con l'interlocutore, legata anche alla scelta di registro;
    – competenza VESTEMICA: capacità di padroneggiare il sistema della moda;
    – competenza OGGETTEMICA: (o oggettuale) uso di oggetti come strumenti per comunicare (status sociale, funzione ecc.)
    Le risorse didattiche utilizzate dalla competenza extralinguistica in un curricolo sono: l'uso del video e il contatto reale.

    LINGUISITICA FUNZIONALE: correnti della linguistica che prediligono l'aspetto pragmatico, l'uso e gli scopi della lingua.
    JAKOBSON, descrive un modello astratto di comunicazione basato su sei elementi e altrettante FUNZIONI:
    – funzione emotiva - l'uso focalizzato sul mittente;
    – funzione fàtica - legata al canale da cui passa il messaggio;
    – funzione conativa - legata al destinatario;
    – funzione poietica - legata al messaggio;
    – funzione metalinguistica - legata al codice;
    – funzione referenziale - legata al contesto.

    HALLIDAY descrive lo sviluppo durante l'acquisizione della lingua, seguendo tre macro-funzioni:
    – funzione ideativa o significativa (veicola informazioni);
    – funzione interpersonale (gestisce la relazione tra interlocutori);
    – funzione testuale (struttura il discorso all'interno di coordinate contestuali e situazionali).

    COMPETENZA SOCIOPRAGMATICA: competenza sull'uso della lingua in contesto, secondo il quale (come nel modello antropologico) ogni persona è in contatto con se stessa, gli altri e il "mondo":
    – "io" - funzione personale;
    – "io e te" - funzione interpersonale e regolativa;
    – "io e il mondo" - funzione referenziale (riguarda il mondo reale), funzione poetico-immaginativa (quando riguarda il mondo fantastico) e funzione metalinguistica (se consideriamo anche il mondo della lingua).
    Possedere questa competenza significa sapere realizzare le sei funzioni nei generi propri a ciascuna:
    – funzione personale: si realizza nei dialoghi nei generi come lettera personale, diario ecc. E i principali atti comunicativi sono: chiedere/dire informazioni personali (nome, età); parlare dello stato fisico/psichico; esprimere i propri gusti ecc.
    – funzione regolativo-strumentale: usare la lingua per agire sugli altri (istruzioni, regolamenti, leggi). Atti comunicativi: dare/ricevere istruzioni, consigli, ordini; chiedere, obbligare o impedire di fare qualcosa ecc.
    – funzione referenziale: usata per descrivere/spiegare la realtà in generi comunicativi (relazione, descrizione, testo scientifico ecc.) Atti comunicativi: descrivere cose, azioni, persone; chiedere/dare informazioni; chiedere/dare spiegazioni ecc.
    – funzione metalinguistica: usata per riflettere sulla lingua stessa o risolvere problemi comunicativi: chiedere come si chiama qualcosa; creare PERIFRASI (frase che spiega il significato di una parola ignota) per sostituire parole sconosciute; comprendere/fornire spiegazioni sulla lingua e sulla comunicazione.
    – funzione poetico-immaginativa: usata per produrre particolari effetti ritmici musicali, associazioni metaforiche, per creare situazioni e mondi immaginari (appartengono ad essa i generi letterari). Non ci sono atti comunicativi specifici oltre a l'apertura e la chiusura di una fiaba.

    ABILITÀ LINGUISTICHE: la padronanza delle abilità linguistiche da vita alla comunicazione. La natura delle abilità linguistiche è duplice:
    – cognitiva: costituita da processi di comprensione, produzione, selezione ecc.
    – semiotica: quando i processi si realizzano attraverso la lingua, gesti ecc.
    ABILITÀ RICETTIVE: come le abilità di ascolto e di lettura (parte delle abilità di base).
    ABILITÀ PRODUTTIVE: come le abilità di monologo e scrittura (parte delle abilità di base).
    ABILITÀ DI MANIPOLAZIONE o TRASFORMAZIONE: come le abilità di scrittura di appunti, dettato, riassunto, parafrasi, traduzione (da un testo di partenza si deduce il testo di arrivo).

    MICROLINGUA: lingua usata nella vita professionale. Utilizza solo le funzioni referenziale, regolativa e metalinguistica, ed ha due principali finalità: pragmatica: evitare ambiguità, per cui si usano termini "monosemitici" (con un unico significato), e vietano quindi la sinonimia; sociale: strumento di riconoscimento tra professionisti.
    I testi microlinguistici sono testi scientifici: strutturati in paragrafi bravi, con titoli e sottotitoli; hanno note a piè di pagina; ampie citazioni, evidenziate; riquadri con dati e/o annotazioni; hanno grafici, figure, tabelle, diagrammi; presentano un glossario, un indice analitico e una lista dei riferimenti.
    La sintassi delle microlingue presenta aspetti come: elisione di articoli e preposizioni; nominalizzazione; eliminazione delle frasi relative; premodificazione; spersonalizzazione; passivazione.
    Nelle microlingue ogni parola denota e connota un significato, andando a creare un lessico proprio.

    TESTO LETTERARIO: testo che realizza la funzione poetico-immaginativa, portando l'attenzione dell'emittente sull'aspetto formale. La lingua usata è caratterizzata per deviazioni volontarie e consapevoli rispetto a quella quotidiana. L'educazione letteraria deve mirare al piacere e al bisogno della letteratura.

    MORFOLOGIA: studia la forma delle parole e le loro flessioni.
    SINTASSI: studia la combinazione delle parole nell'ambito della frase.

    CULTURA: scientificamente (secondo le scienze antropologiche) la cultura è il modo in cui si da risposta ai bisogni "naturali". Secondo Lado la cultura è un problema sia situazionale che comunicativo, in quanto caratterizza e modifica la natura e la forma della comunicazione.
    CIVILTÀ: insieme di modelli culturali che un popolo ritiene costituiscano la sua identità.

    COMUNICAZIONE INTERCULTURALE: della competenza interculturale, che non può essere insegnata, ma si può insegnare ad osservarla.
    Il modello di HOFSTEDE:
    – software of the mind: fattori culturali che influenzano la comunicazione;
    – software di comunicazione: tutti i codici usati (verbali e non);
    – software di contesto: il percorso dell'evento cominciativo.
    I primi due costituiscono la "competenza", mentre l'ultimo la performance; invece sono proprio i primi a causare problemi poiché usati inconsapevolmente:
    – concetto di tempo: puntualità; "time is money", il tempo "vuoto"; il tempo strutturato;
    – concetto di gerarchia/status/rispetto: con persone di diverso status si comunica in maniera diversa (registri rispettosi, formali, familiari o colloquiali);
    – codici non verbali: diversi in ogni cultura: la "testa" che annuisce può significare sì in alcuni Paesi e no in altri; occhi che fissano possono indicare franchezza o sfida; occhi semichiusi noia o attenzione; bocca sorridente può significare sì o no a seconda della zona; "mani e braccia" informano sulla tensione, gli italiani le agitano troppo; "odori" e "rumori" del corpo che in alcune parti sono ammessi in altre vietati;
    – lingua e comunicazione interculturale: il modo in cui procede un testo dal punto di partenza alla conclusione, gli inglesi usano frasi semplici e dirette, il testo latino si basa sulla subordinazione, mentre il testo orientale procede a forma di spirale;
    – aspetti socio-pragmatici: alcuni atti comunicativi rimandano a differenti valutazioni di rapporti interpersonali (i cinesi ringraziano solo quando qualcuno ha fatto qualcosa per loro, gli occidentali ringraziano più spesso); alcune mosse comunicative sono permesse in certe culture e non in altre (tipo interrompere il discorso).

    MODELLO CULTURALE: modello su cui si analizza la cultura.

    UNITÀ D'ACQUISIZIONE: definibile sulla base di ricerche psicodidattiche, in particolare della psicologia della GESTALT che definisce tre fasi: una globale, una analitica e una conclusiva, in cui si attua una sintesi che trasforma ciò che è percepito in recepito e, se vi sono le condizioni, acquisito.
    Il modello gestaltico ipotizza di una percezione globale basata su strategie quali:
    – sfruttamento della RIDONDANZA (supplemento di informazioni);
    – formazione di ipotesi socio-pragmatiche;
    – formazione di ipotesi linguistiche;
    – elaborazione delle metafore;
    – verifica globale e approssimativa delle ipotesi o dei singoli eventi;
    – ricerca di analogie.
    Attuate queste strategie ci si potrà muovere dalla globalità alla comprensione più dettagliata ("focalizzazione modale"), che porta all'apertura di sequenze analisi – sintesi spontanea – riflessione guidata, relative ad atti comunicativi da acquisire, aspetti linguistici, temi culturali presenti nel testo linguaggi non verbali.

    SKIMMING: comprensione globale, finalizzata a cogliere il senso generale del testo.
    SCANNING: comprensione globale, finalizzata a cogliere alcuni elementi specifici del testo.

    UNITÀ DIDATTICA: tranche linguistico-comunicativa, una struttura utile all'insegnante che dura 6/10 ore e basata su un tema situazionale/culturale. Esempi: unità di lingua generale; unità didattica di lettura (può durare settimane); unità di microlingua.
    Lo schema di un'unità didattica prevede:
    – motivazione: fase in cui ci sono attività di eclitazione (mettere insieme il patrimonio di conoscenze); presentazioni video, canzoni, foto, siti internet; racconto di aneddoti personali che riguardano l'insegnante (contestualizzazione umana);
    – sequenza-rete di unità d'acquisizione: ad esempio attraverso i materiali didattici;
    – verifica e valutazione: la prima riferita al raggiungimento degli obiettivi, la seconda al giudizio assegnato sulla base dei risultati;
    – attività supplementari: finita l'unità, prima di procedere, inserire lezioni di decondizionamento dalla logica imput – acquisizione; uso di testi non didattici.

    MODULO: parte di un curricolo, accreditabile come competenza. Deve essere:
    – autosufficiente, concluso in se stesso, alla fine di esso lo studente deve essere in grado di operare autonomamente nel contesto;
    – valutazione nel suo complesso.

    GOODMAN definì la comprensione come una cosa che non procede dagli stimoli esterni, bensì dai processi cognitivi della GRAMMATICA DELL'ANTICIPAZIONE (competenza che consente di prevedere quali contenuti saranno presenti in un testo/frase). Ci consente di ipotizzare un significato; la comprensione si trasforma in confronto tra questo e il testo reale.
    La comprensione orale è formata da:
    – la conoscenza del mondo (o "enciclopedia"): organizzata in schemi (frame system theory, rete di relazioni che costituiscono i reparti mnemonici; script, copioni, delle situazioni tipiche);
    – processi logici: contribuiscono a costruire la comprensione, legano la fonte di informazioni con la psichica proposizionale. Processi logici: sintattica; coerenza e coesione testuale; natura inferenziale; genere testuale;
    – processi analogici.
    Esistono tecniche e attività per lo sviluppo della comprensione:
    – CLOZE: consiste nell'inserire le parole mancanti in un testo; varianti: cloze a crescere; cloze facilitato; cloze orali; cloze con strumenti statistici alternativi;
    – ATTIVITÀ D'INCASTRO: puzzle linguistici che consistono nel ricomporre un testo frammentato; livelli: incastro tra battute di un dialogo; incastro tra fumetti; incastro tra paragrafi; incastro tra testi correlati; incastro tra frasi; incastro tra spezzoni di frase; incastro tra le parole di una frase.
    Le tecniche per guidare e verificare l'abilità di comprensione invece sono meno potenti sul piano cognitivo:
    – DOMANDE APERTE: stimala riflessioni complesse, ma come guida e verifica della comprensione conviene utilizzare tecniche più mirate;
    – GRIGLIA: una griglia su cui si pongono pochi elementi essenziali;
    – DOMANDE A SCELTA MULTIPLA: diversi formati: risposta sì o no; frasi vere o false; tre o quattro possibili conclusioni;
    – TRANSCODIFICAZIONE: ascolto/lettura di un testo e l'esecuzione di disegni, è una tecnica fondamentale per guidare e verificare la comprensione;
    – ACCOPPIAMENTO TERMINE DEFINIZIONE: verifica la comprensione di una parola, un termine, un'espressione.
    La comprensione orale si sviluppa solo in presenza di elementi audio/video.

    ABILITÀ RICETTIVE: abilità che comprendono l'ascolto e la lettura, che si differenziano tra loro a livello di decodifica dei segnali a livello percettivo.

    ABILITÀ PRODUTTIVE: composte da produzione orale e scritta, seguono un percorso "concettualizzazione - progettazione - realizzazione" dove: la concettualizzazione vuol dire reperire le idee (anche in gruppo attraverso il "brainstorming"); la progettazione è la trasformazione delle idee seguendo una scaletta ("flowchart"); la realizzazione può avvenire sia oralmente che in forma scritta.
    MONOLOGO: produzione orale su un tema precedentemente assegnato. Solo in gruppi poco numerosi è possibile mantenere viva l'attenzione mentre uno studente parla.
    PRODUZIONE SCRITTA: testo scritto in base ad una sintetica indicazione dell'argomento ("tema"), ma esistono tante forme: descrizioni (attenzione a lessico e nozioni); relazioni (accentuano la funzione dei verbi e della struttura corporale); narrazioni (sequenza verbale); lettere; testi regolativi (istruzioni all'uso, spiegazioni, codice di comportamento in classe ecc.); definizioni sintetiche (riflessione lessicale).
    Nella composizione scritta intervengono una componente cognitiva, il possesso di specifiche informazioni e la padronanza linguistica. Per essere di contributo reale allo sviluppo di uno studente, questo deve conoscere in anticipo l'argomento e lo scopo. La correzione richiede separazione tra valutazione in base alla quantità/qualità delle informazioni e la strutturazione logica e degli aspetti legati alla lingua.
    L'utilizzo delle glottotecnologie è sostanziale nel monologo assegnato come compito a casa, dove l'esercizio sta in una registrazione video, di durata prestabilita, che costringerà l'alunno a ripetere più volte e che porterà ad una discussione collettiva in classe dopo la proiezione.
    Ancora più utile è l'uso del computer che può portare ad un miglioramento del processo di composizione scritta: evidenzia gli errori e suggerisce la correzione; permette di spostare blocchi di testo e di partire direttamente dalla scaletta; non richiede ricopiatura in calligrafia e ordine; consente la collaborazione tra studenti e docente. Anche le "videolettere" da inviare a scuole straniere con cui si attuano scambi di materiali può essere un altro utilizzo pratico.

    ABILITÀ D'INTERAZIONE: quella orale (DIALOGO) è la più rilevante poiché integra in tempo reale le abilità di comprensione e di produzione orale ed è anche la più difficile da padroneggiare. Per poter dialogare bisogna:
    – conoscere lo script ("copione situazionale");
    – saper definire il proprio ruolo nella situazione sociale in cui avviene, con annessa scelta di registro;
    – comunicare le proprie intenzioni ("competenza strategica");
    – interpretare le intenzioni, la strategia degli interlocutori, gli scopi;
    – negoziare i significati quando non sono chiari.
    Per sviluppare questa abilità esistono varie tecniche:
    – DRAMMATIZZAZIONE: simulazione recitata che non concede libertà; lo scopo è di fissare le espressioni dei principali atti comunicativi e del lessico;
    – DIALOGO A CATENA: uno studente inizia un dialogo, un compagno risponde e rilancia poi la domanda ad un altro e così via;
    – DIALOGO APERTO: l'allievo deve seguire le battute di un personaggio in precedenza presentate, continuando il discorso tenendo conto della coerenza globale del testo e della coesione tra le sue battute e quelle precedenti; difficile senza preparazione e un copione scritto;
    – ROLE-TAKING/ROLE-MAKING/ROLEPLAY: il primo i tratta di attività di simulazione guidata, il secondo lascia più libertà all'allievo di esprimere la propria creatività, mentre il terzo si basa sulla costruzione di un dialogo in base alla situazione;
    – INTERVISTE IMPOSSIBILI: discussioni e interviste tra/con personaggi della storia;
    – SCENARIO e TALK SHOW: attuabile con studenti avanzati, dopo una lunga preparazione della performance;
    – DIALOGO SU CHATLINE: la difficoltà si trova sull'uso della scrittura.
    La tecnologia offre due tipi di contributo:
    – Skype e TANDEM: cioè videochiamate via Skype, ma viste le difficoltà per un non madrelingua nel comunicare si preferisce il "tandem" dove a parlare sono una coppia di madrelingua in cui ciascuno studia la lingua dell'altro;
    – registrazione delle performance simulate.

    ABILITÀ DI TRASFORMAZIONE DEI TESTI:
    – DETTATO: tecnica di trasformazione (non di comprensione) di un testo da orale a scritto. Il dettato non è affidabile come test e perciò l'autocorrezione è la modalità migliore;
    – stesura di appunti: forma personalizzata di riassunto basata su un testo orale. Ne esistono due formati: appunti guidati, dove già è presente uno schema, e formato libero;
    – RIASSUNTO: testo prodotto sulla base di un altro testo (orale o scritto) che ne riprende i nuclei informativi e li dispone secondo una differente sequenza. Questa tecnica richiede comprensione dei nuclei informativi, la loro gerarchizzazione, l'individuazione della sequenza temporale e la stesura di un testo. Seppur sia una delle tecniche più complicate, non è affidabile come test;
    – PARAFRASI: produzione di un testo in prosa che presenta lo stesso significato del testo di partenza, una struttura parallela, ma sostanziali differenze sul piano lessicale; consente di parafrasare anche il proprio pensiero sopperendo alla carenza lessicale;
    – TRADUZIONE: produzione di un testo orale o scritto equivalente a quello di partenza, ma in un'altra lingua. E' il punto d'arrivo per chi studia una lingua, perciò non è una tecnica per apprenderla.

    ENCICLOPEDIA: conoscenza del mondo e degli schemi comportamentali.

    L'insegnamento deve portare a una competenza linguistica in grado di generare comprensione e produzione linguistica. Bisogna perciò mirare alle competenze riguardanti l'uso della lingua, che rendono incompleti sia l'approccio formalistico sia quello diretto.
    RIFLESSIONE SULLA LINGUA: necessaria per comprendere la dicotomia tra "insegnamento della grammatica" e "riflessione sulla lingua". La riflessione sulla lingua rimanda alla "inventional grammar" di JASPERSEN: scoprire, trovare e inventare sono un piacere primario; dare forma, sistematizzare le scoperte e collocarle in uno schema rappresentano un piacere più sofisticato.

    REGOLA: indica una regolarità di funzionamento di un meccanismo.
    GRAMMATICA: insieme di regole che governano i vari sistemi della lingua.
    GRAMMATICA DESCRITTIVA: tipo di grammatica che non vuole insegnare una lingua, ma descriverla.
    GRAMMATICA PEDAGOGICA: tipo di grammatica il cui scopo è fungere da riferimento agli studenti di lingua, senza essere troppo esaustiva.
    GRAMMATICA NORMATIVA: tipo di grammatica che da regole intese come norme da applicare.

    L'acquisizione delle regole avviene secondo varie tecniche che ne facilitano l'apprendimento:
    – tecniche di inclusione in due insiemi: processo di categorizzazione e analogia che consiste nel dare un insieme alla lavagna con la richiesta di suddividerlo in due insiemi;
    – tecniche di esclusione da un insieme: l'opposto di quello superiore;
    – seriazione: riordino di un insieme caotico in base ad un parametro assegnato;
    – tecniche di manipolazione: tipiche dell'approccio formalistico, mirano ad applicare delle regole piuttosto che indurre alla riflessione, che avverrà al momento del confronto tra testo di partenza e d'arrivo;
    – tecniche di esplicitazione: riguardano sintassi, lessico e iponimi, e consistono nel legare varie parole ai rispettivi referenti;
    – esercizi strutturali: come pattern drill;
    – correzione fonetica: si usano coppie minime costituite da liste di coppie di parole differenziate per un solo fonema, si fa ascoltare la colonna con un fonema e poi la serie successiva, per poi ripeterle e riconoscerle;
    – intonazione: ripetizione regressiva, si ascolta e si ripete spezzando la frase nei suoi sintagmi, oppure si possono usare modelli ritmici da ripetere in coro;
    – aspetto grafemico: la copiatura, principale tecnica, non meccanica bensì a memoria; serve a concentrare l'attenzione consentendo l'autocorrezione e l'autovalutazione;
    – attività ludiche per l'esercitazione grammaticale: raramente utilizzate poiché i giochi sono soggetti a pregiudizi legati alla perdita di tempo, all'infantilità e alla distrazione. Le forme di gioco sono: i dadi, chi getta il dado svolge il compito linguistico assegnatogli in precedenza; tris, svolgere il compito per poter posizionare il proprio segno nello schema; il gioco dell'oca; snakes and ladders; battaglia navale; giochi di squadra.


    FONETICA: studia i suoni di una lingua.
    FONOLOGIA: studia il valore che tali suoni assumono in una lingua.
    TRATTI SOVRASEGMENTALI: aspetti della pronuncia che riguardano l'intero complesso di una catena fonica e non i singoli fonemi (tipo l'intonazione).
    ORTOEPIA: la corretta pronuncia di una lingua.
    GRAFEMICA: branca della linguistica che si occupa della trascrizione dei fonemi di una lingua, dei segni di punteggiatura e dei diacritici.
    GRAFEMA: caratteri (o gruppi di caratteri) che traducono un fonema in forma scritta.
    ORTOGRAFIA: una corretta competenza grafemica (non per la qualità estetica, ma per la correttezza grafemica).
    ALFABETO: serie di segni grafici disponibili per creare grafemi.
    CALLIGRAFIA: bella scrittura, ma non per ciò corretta dal punto di vista ortografico.

    LOCUZIONE: gruppo di due o tre parole che formano un avverbio, una congiunzione ecc.
    DIACRITICO: dieresi, accenti e altri segni aggiunti alle lettere dell'alfabeto per indicare fonemi particolari.
    LESSICO: l'insieme delle parole e locuzioni di una lingua.
    PAROLA: difficile da definire, ne esistono almeno tre categorie: parole piene (con significato intrinseco); parole vuote (significato funzionale); locuzioni (gruppi di parole che veicolano un significato unitario).
    TERMINE: tipo di parola presente nelle microlingue, monosemitica.
    DIZIONARIO: raccolta del lessico di una lingua.
    VOCABOLARIO: il lessico compreso ed utilizzato da un parlante.
    TERMINOLOGIA: l'insieme dei termini di una microlingua.

    Il lessico si può acquisire attraverso delle tecniche:
    – accoppiare la memoria verbale con quella visiva;
    – accoppiare la memoria verbale con quella cinestetica (legando lessico a movimenti);
    – accoppiare la memoria verbale con quella musicale/ritmica;
    – creando delle reti semantiche (complessi di parole relazionate con un significato chiave attraverso: diagrammi a ragno di connotazione, a ragno di polisemia, mappe semantico-grammaticali, poster situazionali con visione d'insieme della situazione, forme di inclusione o esclusione di una parola da un insieme, creazione di una poesia con tema prestabilito).

    CLIL: (Content and Language Integrated Learning o "uso veicolare della lingua straniera") un approccio alla lingua straniera obbligatorio in Italia, e opzionale nel resto d'Europa, secondo la quale una materia viene insegnata in lingua straniera, a seconda della scuola, durante un determinato anno nelle scuole superiori.
    L'aspetto critico riguarda il fatto che l'insegnante di lingua è escluso da questa esperienza che verrà portata avanti da un insegnante previsto di certificazione C1, può tuttavia però collaborare durante le proprie ore. Lo scopo è quello di migliorare la qualità e i tempi d'acquisizione linguistica, attraverso una serie di fattori:
    – incremento di esposizione alla lingua straniera;
    – maggiore autenticità della lingua;
    – maggiore autenticità delle attività;
    – il fatto che sono le conoscenze extralinguistiche a rendere comprensibile l'input;
    – spostamento dell'attenzione dalla forma linguistica ai contenuti;
    – la possibilità per gli studenti con meno attitudine possono seguire con la logica cognitiva proprio delle determinate discipline senza conoscere bene la lingua.
    In questo modo l'insegnamento diviene "significativo". E' fondamentale quindi il rapporto tra i due insegnanti coinvolti, che devono impegnarsi nel programmare l'esperienza veicolare:
    – prevalenza della disciplina: l'insegnante di lingua deve creare delle condizioni per cui i contenuti vengano acquisiti senza che la lingua sia d'ostacolo;
    – prevalenza della lingua: i contenuti della materia devono essere già noti e il lavoro va organizzato, condotto e riferito in lingua straniera.
    Per realizzare il CLIL bisogna: portare all'acquisizione dei contenuti disciplinari e al miglioramento; rendersi conto che un ostacolo è composto dalla limitata competenza degli studenti nella lingua e nella microlingua; l'attività va accuratamente preparata, fornendo agli studenti gli elementi necessari.
    Metodologia: far avere agli studenti la scaletta della lezione; leggere insieme lo schema; fornire input in maniera ridondante; illustrare gli elementi astratti con esempi o riferimenti concreti; evidenziare i marcatori; far proprie le attenzioni glottodidattiche; far lavorare in coppia o gruppi; chiedere agli studenti di fare una sintesi; intervenire sugli errori solo quanto impediscono la comprensione, ripetendo solo la forma corretta; chiedere agli studenti di riferire oralmente l'attività svolta, durante le ore di lingua straniera.
    Il MAESTRO ELEMENTARE può inserire piccole esperienze di CLIL nel suo insegnamento in quanto è incaricato di insegnare tutte le discipline ed è l'unico insegnante della classe.

    RULE OF FORGETTING: regola proposta da Krashen secondo la quale la miglior acquisizione linguistica si ha quando ci si dimentica che si sta imparando la lingua.

    VERIFICA: reperimento di dati per misurare il raggiungimento di alcuni obiettivi o di un dato livello. I punti fermi della verifica sono:
    – oggetto: sapere una lingua; saper fare lingua; saper fare con la lingua;
    – strumenti: le tecniche usate per verificare sono le stesse usate durante l'insegnamento (l'allievo non può fare ciò che non ha già fatto in precedenza):
    – parametri: nelle abilità ricettive si valutano la comprensione estensiva e quella intensiva; in quelle produttive e interattive la capacità di veicolare i significati, la scorrevolezza, la precisione, l'accuratezza formale;
    – modalità: feedback o testing diffuso (dati registrati durante le normali attività didattiche); testing formale (fase di verifica).
    Seguendo questi i risultati saranno sufficientemente affidabili per la verifica.

    VALUTAZIONE: dei dati ottenuti dalle verifiche; avviene secondo parametri ben chiari allo studente; condotta dall'insegnante ma può anche essere affidata agli studenti stessi.
    L'operazione di definizione di punteggio si chiama SCORING ed è la base per poter definire:
    – quanto uno studente ha ottenuto rispetto al massimo ottenibile;
    – la posizione rispetto al complesso del gruppo;
    – il miglioramento o peggioramento rispetto alle verifiche precedenti.
    La valutazione non riguarda solo lo studente, ma è importante per un insegnante ai fini di valutare l'efficacia del materiale didattico usato, l'adeguatezza del ritmo e del metodo, le motivazioni e le caratteristiche degli studenti.
    In base ai dati ottenuti dalla verifica:
    – RINFORZO: nel caso di errori relativi all'unità didattica appena conclusa;
    – RECUPERO: nel caso di carenze globali, che si svolgerà secondo un progetto sviluppato appositamente per lo studente:
    - recupero continuo, realizzato in attività: estemporanee; ulteriori esercizi da svolgere a casa;
    - recupero intensivo: dedicato a gruppetti che mira a garantire: riflessione ed esercizio.

    FEEDBACK: l'informazione che l'insegnante riceve dagli studenti quando questi eseguono dei compiti e usano la lingua (una forma di testing informale).
    ACHIVEMENT: misurazione alla fine di una o più unità didattiche/di modulo.

    CERTIFICAZIONE: il Portfolio Europeo delle Lingue (P.E.L.) certifica la competenza linguistica in sei livelli (A1, A2, B1, B2, C1, C2). La funzione non è altro che l'attribuzione di valore economico o professionale alla conoscenza di una lingua.
    PROFICIENCY: livello di competenza comunicativa in una lingua (come ad esempio dopo un test di certificazione).

    FACILITATORE LINGUISTICO: un italiano che aiuta uno straniero ad acquisire la lingua italiana.
    MEDIATORE CULTURALE: (o linguistico) un cittadino straniero (con conoscenze della cultura italiana) o anche italiano (con conoscenze della cultura straniera dello studente) che funge da ponte tra le due culture.

    Un insegnante di italiano L2 necessita di una formazione precisa e gli strumenti concettuali a nostra disposizione in Italia sono:
    – socio-antropologici: in cui sono stati elaborati concetti di: cultura e civiltà; società MULTI/INTERCULTURALE (la prima basata sulla tolleranza e sul rispetto, la seconda sull'interesse e sull'appropriazione di alcuni modelli culturali);
    – pedagogici: che da importanza al coinvolgimento delle famiglie immigrate e della classe;
    – glottodidattici: in cui si è lavorato sulla differenza tra padronanza strumentale dell'italiano di base e padronanza dell'italiano dello studio, sulla comunicazione interculturale e sul contributo dato dalla linguistica acquisizionale.
    LABORATORIO DI ITALIANO L2: luogo in cui lavora il facilitatore linguistico; la didattica laboratoriale tiene conto di:
    – il microsistema (relazioni tra le attività della classe normale e quelle di laboratorio);
    – il mesositema (relazioni famiglia/scuola e le amicizie italiane e straniere);
    – l'ecosistema (il contesto istituzionale, la comunità di appartenenza ecc.)
    In un laboratorio di Italiano L2 la personalizzazione dei percorsi è una cosa ovvia poiché presenta soggetti attualmente differenti per cultura, caratteristiche e preparazione.
    GRUPPO "PONTE": riguarda un tipo di accoglienza dello studente straniero che prevede l'affidamento del soggetto, durante le prime settimane, ad insegnanti di discipline in cui la comunicazione verbale è meno rilevante (ed. fisica, arte ecc.); ciò consente allo studente di apprendere i verbi di uso primario, le nozioni di spazio, i numeri cardinali, i nomi dei compagni ed altre espressioni basilari dell'ITALBASE (italiano di base).

    BICS: (Competenze di Base) la padronanza strumentale dell'ItalBase, che viene raggiunta rapidamente, ma non garantisce la possibilità di seguire le lezioni che si svolgono con l'uso di forme linguistiche complesse e delle microlingue.
    CALP: (Italiano dello Studio) padronanza dell'italiano dello studio (ITALSTUDIO), cioè quello caratteristico delle varie discipline e microlingue.

    UNITÀ DIDATTICA DIFFERENZIATA: tipo di unità didattica progettata per venire incontro a diversi tipi di intelligenza, stili di apprendimento differenti e alla lingua di provenienza.
    UNITÀ DIDATTICA STRATIFICATA: tipo di unità didattica in cui i compiti da eseguire sono collocati in sequenza da più semplice a più complesso, in cui lo studente può eseguire tutti gli esercizi fino al raggiungimento del proprio livello di competenza linguistica.
     
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