Ghəi Chinəsi
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Sotto il titolo de Le bizzarre avventure di JoJo (in giapponese ジョジョの奇妙な冒険, Jojo no kimyō na bōken) è riconosciuta una serie di manga di Hirohiko Araki che vede la luce nel 1987 ed attualmente è all'ottavo arco narrativo, JoJolion. L'opera vede un'iniziale trasposizione in OVA incentrati sulla terza serie, tra il 1993 e il 2002, per poi arrivare ad una serie tv che copre tutta la storia trasmessa dal 2012, visto il grande successo di questo titolo. Si tratta infatti di una delle serie di maggior successo pubblicate da Shūeisha (al fianco di One Piece, Death Note e Dragon Ball per capirci), al secondo posto nella lista dei migliori 10 manga di tutti i tempi, che ha segnato e influenzato molte opere successive. Non dimentichiamoci che grazie alla popolarità di Jojo, Hirohiko Araki ha avuto la possibilità di esporre le sue tavole al Louvre e di collaborare con Gucci. Insomma, un classico per gli appassionati di fumetti giapponesi che dopo 30 anni dalla sua pubblicazione continua a conquistarsi nuovi fan.
La storia segue le avventure della famiglia Joestar e discendenti, tutti particolarmente dotati sia fisicamente che spiritualmente, a partire da Jonathan sul finire del XIX secolo e andando poi avanti fino al 2011 (nella sesta serie) per poi trasportarci in un universo parallelo. Ogni arco narrativo infatti si concentra su un "Jojo" (nomignolo che tutti i discendenti in un modo o nell'altro acquisiscono e in un solo arco narrativo possono coesistere contemporaneamente anche più di un Jojo) che deve affrontare un acerrimo nemico e i suoi scagnozzi, in particolare Dio (sì proprio Dio, no, non è Dio Dio, anche se la scelta è consapevole e un po' ispirata a Ronnie James Dio) Brando che puntualmente ricompare in un modo o nell'altro in ogni serie - o almeno fino dove sono arrivatə io - cioè praticamente non more mai e anche quando non c'è rompe. Di base è un'idea semplice quella su cui Araki vuole sviluppare la sua opera: la contrapposizione tra bene e male, i cui rappresentati sono i protagonisti della prima serie, Jonathan Joestar e Dio Brando. E sebbene la narrazione prosegui e muti, cambiando non solo generazioni e protagonisti, ma anche stile, quest'impronta di base resta sempre.
Ovviamente un'idea del genere non sarebbe potuta bastare per mettere in piedi un micro universo del genere, infatti l'abilità di Araki è stata quella di riuscire a legare letteralmente tutto cioè che lo appassiona e lo incuriosisce: cinema, musica, arte, mitologia, esoterismo, culture straniere ecc. L'Italia ad esempio ricopre un ruolo fondamentale nella serie. L'autore dopo un viaggio nel nostro Paese rimase folgorato dai paesaggi e dalle opere d'arte autoctone, da cui decise di prendere spunto per la costruzione dei suoi personaggi, arrivando poi ad ambientare in Italia un intero arco narrativo (Vento Aureo). Anche i costumi sono ispirati a marchi di alta moda italiana. Cosa analoga fa con l'Egitto dopo averlo visitato. Da questo miscuglio apparentemente senza senso ne è venuta fuori una storia veramente bizzarra e fuori dal comune. Araki è un vero e proprio pioniere nella storia del fumetto giapponese, non solo propone un format che su Jump non si era mai visto, ma mette in piedi degli stili di combattimento innovativi per l'epoca, introducendo prima le Onde Concentriche - un'antica arte marziale che tramite il controllo della respirazione consente di produrre energia che si trasmette all'interno del corpo, di oggetti o altri materiali - e poi gli Stand - manifestazioni dell’energia vitale di un individuo dalle sembianze di spiriti che proteggono e combattono al fianco del loro portatore.
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Lo stile dei disegni è infatti unico nel suo genere, non propriamente bello o piacevole - corpi sproporzionati, errori anatomici e prospettici - comunque caratteristico (ovviamente Araki cresce con la sua opera e così anche il suo stile migliora incredibilmente con il tempo). Sappiamo bene che non si può basare la valutazione di un fumetto solo sul disegno, per quanto assurdo possa sembrare, perché è tutto l'insieme di fattori che compongono quest'opera - e la miriade di elementi pop e citazioni musicali e cinematografiche - a renderla eccezionale e unica. Basti pensare alle pose. Addirittura è stato coniato il termine "JoJo pose" per riferirsi alle posizioni insolitamente plastiche ed innaturali che i personaggi assumono, persino durante i combattimenti e discorsi di un certo peso. Tra la lista di persone e personaggi famosi che ne hanno emulato le posizioni troviamo persino Clint Eastwood. Inoltre, Jojo non ha colorazioni "ufficiali" e questo è un elemento che rende l'anime ancora più bello dal punto di vista visivo. Durante un episodio la palette di fondali, vestiti e capelli può cambiare svariate volte in base a quello che accade. Come l'utilizzo di pattern e texture diventa elemento attivo di intrattenimento.
Un capolavoro.
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