Cose interessanti che scopro studiando

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    Eysenck (1967), nel suo modello di personalità, ipotizzava che estroversione e introversione potessero scaturire da differenze individuali nella capacità di vigilanza. Gli estroversi potrebbero aver bisogno di ricercare interazioni sociali, riunioni e persino situazioni caotiche nello sforzo di conseguire una piena stimolazione della mente, mentre può darsi che gli introversi evitino queste situazioni perché sono talmente sensibili che una simile stimolazione sarebbe spiacevole.
    Eysenck sosteneva che le differenze tra estroversi e introversi si basano su differenze nel livello di attivazione corticale. Gli estroversi ricercano la stimolazione perché la loro formazione reticolare - la parte dell'encefalo che regola il livello di vigilanza - non viene facilmente stimolata. Per conseguire una maggiore attivazione corticale e sentirsi pienamente vigili, sosteneva Eysenck, gli estroversi sono attratti da attività quali l'ascolto di musica ad alto volume e l'intrattenimento di molte relazioni sociali. Al contrario gli introversi preferirebbero la lettura o attività più quiete, perché la loro corteccia risponde vivacemente alla stimolazione e facilmente si attiva a un livello superiore a quello ottimale.
    I risultati della ricerca sia nel campo del comportamento sia nel campo della fisiologia in generale sostengono la visione di Eysenck. Quando introversi ed estroversi sono esposti a una varietà di stimoli intensi, gli introversi hanno risposte più forti, come una maggiore salivazione quando ricevono sulla lingua una goccia di limone e reazioni più negative a scosse elettriche o rumori forti. Tale reattività incide sulla capacità di concentrazione: gli estroversi tendono ad avere buone prestazioni in compiti che si svolgono in contesti rumorosi e fortemente attivanti, come lavorare in un bar o insegnare, mentre gli introversi riescono meglio in attività che si svolgono in contesti tranquilli, per esempio il bibliotecario o la guardia notturna.

    SEMPRE SOSPETTATO E CREDUTO :AA:
    Mi dispiace solo che non se ne tenga conto in contesti come quello scolastico in cui la concentrazione (e se vogliamo anche i rapporti all'interno della classe) sono FONDAMENTALI per l'apprendimento...
    L'umanità è barbara, si crede tanto evoluta ma alla fine si calpestano i diritti di chiunque... e chiunque neanche lo sà...
    :FA:

    Poi una, alla facciaccia di chii e yama!
    CITAZIONE
    ...l'organismo dovrebbe sviluppare avversione all'odore o al gusto di quel cibo piuttosto che ingerirlo. E' più adattivo rifiutare una sostanza potenzialmente tossica in base al solo odore anziché ingerirla.

    HA! E voi che mi criticate perché annuso il cibo... il mio è un sistema ADATTIVO :bravo:
     
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  2. Jesus 'SnaKe SuperStar III
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    :lool: ma mica c'è bisogno di annusarlo, alla fine se una cosa ti puzza, te ne accorgi subito :krigerinne: cmq mi stai facendo venir voglia di mettermi a studiare invece di perdere tempo al pc :yama:
     
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    Ho assistito a un convegno di un professore-mummia con la voce tremante, un pezzo grosso, che ha detto cose bellissime. Poi scrivo parte delle cose che ha detto perché sono belle. Per ora una chicca:

    Alcune persone in stato vegetativo in realtà sono coscienti. Potrebbero anche, a causa dei danni riportati, soffrire tremendamente di dolori fisici, ma non possono parlare, muoversi, esprimersi. E' come «essere sepolti vivi».
    Altri, invece, pur avendo occhi aperti e essendo in grado di dormire, respirare, al contrario di quelli in coma, non sono coscienti, perciò è come «vedere una casa con le luci accese, ma con nessuno dentro».
    Ha detto delle cose così belle... Metafore evocative <3
    Mi sono segnata anche un'altra citazione «poeti e scrittori arrivano prima degli scienziati nella comprensione del mondo»
     
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    CITAZIONE (Krigerinne @ 21/5/2014, 19:04) 
    Mi sono segnata anche un'altra citazione «poeti e scrittori arrivano prima degli scienziati nella comprensione del mondo»

    :puccio:
     
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    CITAZIONE (>>Pimky @ 22/5/2014, 01:35) 
    CITAZIONE (Krigerinne @ 21/5/2014, 19:04) 
    Mi sono segnata anche un'altra citazione «poeti e scrittori arrivano prima degli scienziati nella comprensione del mondo»

    :puccio:

    :puccio:
     
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    CITAZIONE (Krigerinne @ 27/1/2012, 02:05) 
    Poi una, alla facciaccia di chii e yama!

    Uè. Cosa vuoi da me?
     
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    Pfffff, roba di gennaio 2012
     
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    Ghəi Chinəsi

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    Mi sentivo in dovere di commentare comunque :yama:
    Come siamo cresciute...
     
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    Scrivo robe interessanti e nel frattempo ripeto psicologia sociale. Chi mai l'avrebbe pensato che si può studiare e stare sullo Sgarzullino allo stesso tempo. hehe.

    Secondo la teoria della dissonanza cognitiva le persone migliorerebbero il loro atteggiamento nei confronti di un oggetto in seguito all'auto osservazione del proprio comportamento (teoria dell'autopercezione) in modo da ridurre la discrepanza tra ciò che si pensa e ciò che si fa. Es: un ambientalista che dovesse lavorare in una centrale nucleare per evitare di starne male può cambiare lavoro, oppure cambiare le sue idee e diventare meno ecologista.
    Anche solo l'esposizione allo stimolo è in grado di migliorare il nostro atteggiamento nei confronti dell'oggetto.
    Gli individui si influenzano reciprocamente, durante il giorno siamo tutti allo stesso tempo fonte e bersaglio. In un gruppo il leader è quello in grado di influenzare gli altri più di quanto questi non riescano ad influenzare lui.
    La fonte di influenza può essere attiva (es. la pubblicità) o passiva. Riguardo alla passiva; la semplice presenza di altri èin grado di inibire o incentivare comportamenti o attività cognitive. La facilitazione sociale è stata rilevata già nell'800. (Sighele, Le Bon) ed è stata studiata da Allport fin dagli anni 20. Allport considerò la facilitazione sociale come uno dei meccanismi esplicativi dei comportamenti collettivi estremi. Es. nella situazione di folla la persona è spinta a intensificare la propria risposta allo stimolo sociale dal fatto di trovarsi in mezzo ad altri che agiscono nel suo stesso modo. Ma c'è anche l'Indolenza o inerzia sociale, che è il calo di motivazione e impegno che si verifica quando le persone sono impegnate in attività collettive. Es. classico sono i comportamenti di aiuto, che diminuiscono sensibilmente se ad assistere alla scena non è una, ma più persone. La ricerca partì nel 1964 in seguito al famoso caso dell'omicidio di Kitty Genovese, una ragazza che fu brutalmente uccisa a coltellate in un lasso di tempo di mezz'ora, ad assistere dietro le finestre delle loro case c'erano stati almeno 30 testimoni e nessuno aveva fatto niente, né chiamato la polizia. Infatti nei momenti di incertezza osserviamo il comportamento degli altri che ci fornisce informazioni su cosa fare (influenza informativa o prova sociale). Un'errata interpretazione degli eventi può condurre a ignoranza pluralistica per la quale ciascuno degli astanti è indotto dall'apparente mancanza di coinvolgimento degli altri a sottovalutare la gravità della situazione e a pensare che non si tratti di una reale emergenza.
    Quando invece la situazione è percepita come grave dal gruppo, subentra un altro meccanismo, la diffusione di responsabilità, secondo la quale una persona si sente meno in dovere di aiutarne un'altra se ci sono altre persone che possono farlo al posto suo. In definitiva è più facile che qualcuno aiuti qualcun'altro se questo è l'unica persona che può farlo, e se non ci sono altre persone.

    Cioè le implicazioni di queste conoscenze :eric:
    la prima parte sul cambio d'atteggiamento (una cosa personale che non c'entra niente con l'influenza sociale) mi viene da applicarla a ciò che ho appreso dallo studio dei serial killer. Nel librone c'è un paragrafo bellissimo dove si parla di come fare per diventare si diventa serial killer, e un elemento fondamentale sono le fantasie e il pensiero per immagini. La persona per scappare dalla realtà nella quale non si trova a suo agio (basse capacità sociali) o che è traumatica (abusi ecc) fugge nelle fantasie, che occupano sempre più spazio, e che a un certo punto non bastano più, irrompendo nel mondo reale. Di base non è detto che ci sia una psicopatia, che il serial killer abbia un'essenza malvagia (infatti fin ora ciò non ha riguardato nessuno dei serial killer di cui ho letto), ma c'è una morale impartita come a tutti. I traumi vengono interpretati negativamente, le fantasie si fanno ingombranti (io direi quasi come un disturbo ossessivo) e vivide, dettagliate, e persistono dall'infanzia fino all'età adulta in un soggetto che vive rinchiuso in sé. Secondo la teoria della dissonanza cognitiva la persona vivendo di queste fantasie deve per forza cambiare atteggiamento nei confronti di esse, per evitare di soffrire della discrepanza. Ed è qui che l'omicidio diventa accettabile mentre, ad esempio, può risultare ancora inaccettabile saltare la fila alle poste. (eh, era un vecchietto tanto caro...)
    "Un caso esemplificativo di questa progressione del comportamento criminale attraverso le fantasie è dato da Edmund Emil Kemper: da bambino, tagliava le mani e le teste alle bambole delle sorelle, da ragazzo tagliò la testa a due gatti di famiglia e, da adulto, decapitava le ragazze che uccideva. Una volta arrestato, Kemper raccontò che, fin da piccolo, era tormentato da fantasie allucinatorie che riguardavano la decapitazione e lo smembramento."
    E ciò mi ricorda un'altra cosa. Zoof forse si ricorda... A Opi lessi dal mio libro di psicobiologia quel resoconto di Sacks su quel pittore che a un certo punto iniziò a vedere il mondo in bianco e nero. Per il primo anno era depresso e disgustato dal cibo grigio, poi ci fece l'abitudine (per evitare di soffrire, come adattamento che è anche il punto focale della risposta alla dissonanza cognitiva) e imparò ad amare la notte. Finì per dormire di giorno e uscire di notte. L'ho ritrovato. Sacks conclude "non è sorprendente e forse addirittura inevitabile che i soggetti acromatopici siano attratti dal solo mondo nel quale essi possano sentirsi a loro agio come a casa, che essi, come certi piccoli lemuridi dai grandi occhi, che escono a caccia solo di notte, tendano a diventare del tutto, o quanto più possono, creature notturne in un mondo notturno"

    Ho studiato solo 6 pagine :krigerinne:
    Se devo fare ste riflessioni per ogni minchiata... :mani:
     
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    Sto studiando quindi c'è troppa roba che scopro di interessante ma eccone una proprio sgarzullina:

    Bargh, Chen e Burrows nel 96 fecero degli esperimenti sulla modifica automatica del comportamento in seguito all'attivazione degli stereotipi. Fecero riordinare delle frasi a un gruppo di studenti che contenevano parole che facevano riferimento allo stereotipo dell'anziano come "grigio", "bingo" e "rughe" (queste parole che evocano uno stereotipo si chiamano "prime") dicendogli che l'esperimento consisteva nel riordinare le parole nel minor tempo possibile (gruppo sperimentale). Mentre a un altro gruppo fecero riordinare delle parole che non contenevano riferimenti agli anziani (gruppo di controllo). Alla fine all'insaputa degli studenti misurarono il loro tempo di camminata per uscire dal laboratorio e scoprirono che i ragazzi del gruppo sperimentale camminavano più lentamente rispetto a quelli del gruppo di controllo, seppure tra le parole non ce n'era nessuna che faceva esplicito riferimento alla lentezza o alla velocità. Da allora sono state fatte altre ricerche e ormai è appurato che un prime può evocare risposte comportamentali all'insaputa della persona. Ad esempio attivare tramite prime lo stereotipo del professore ad esempio di fa fare un punteggio migliore a un test di intelligenza, attivare lo stereotipo degli anziani ci fa essere più smemorati, ma solo se individualmente pensiamo che nello stereotipo di anziano ci sia l'essere smemorati.
    :eric:
     
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  13. zoof
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    Zoof forse si ricorda... A Opi lessi dal mio libro di psicobiologia quel resoconto di Sacks su quel pittore che a un certo punto iniziò a vedere il mondo in bianco e nero. Per il primo anno era depresso e disgustato dal cibo grigio, poi ci fece l'abitudine (per evitare di soffrire, come adattamento che è anche il punto focale della risposta alla dissonanza cognitiva) e imparò ad amare la notte. Finì per dormire di giorno e uscire di notte. L'ho ritrovato. Sacks conclude "non è sorprendente e forse addirittura inevitabile che i soggetti acromatopici siano attratti dal solo mondo nel quale essi possano sentirsi a loro agio come a casa, che essi, come certi piccoli lemuridi dai grandi occhi, che escono a caccia solo di notte, tendano a diventare del tutto, o quanto più possono, creature notturne in un mondo notturno"

    ancora mi ricordo :zoof:
    non mi sorprende cmq, mi sembra un po' il motivo per cui ai darkettoni depressi piacciono le cose darkettone depresse, cose in cui ti rispecchi e che corrispondono al modo in cui guardi la realtà e in un certo senso la confermano, forse cose che capisci e quindi trovi confortevoli :baffo:

    cmq mi so messa kemper come avatar, non so se hai mai guardato interviste ma è estremamente affascinante
    ma cos'è, tumblr del 2010 che fangirliamo i serial killer?
    ma no, mi è presa così, proprio un tuffo nel passato, guardare i documentari sui serial killer per passare giornate piovose... uppare topic antichi (molto interessante questo, me l'ero perso. belli i topicconi seri)
    se il forum fosse vivo sarebbe interess aprire topic sul fenomeno groupie dei serial killer :jenniferanistonpensierosa:

    Edited by zoof - 9/11/2019, 09:29
     
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    @il primo post introversi vs estroversi:
    non mi convince affatto, per me gli estroversi sono solo cervelli buggati e/o frutto di cattiva educazione, tutta la roba che dice che "li aiuta a stimolare la mente" cioè sei un cazzo di malato mentale se funzioni a quel modo, cioè rumori casino ecc si devono stimolarti ma tipo metterti sull'allerta, devi pensare che la situazione non è a posta e va aggiustata prima di poterti concentrare meglio su quello che devi fare, oppure proprio se devi fare cose istintive e non usare il cervello (tipo allenandoti, la musica alta aiuta a non pensare e il sangue invece che al cervello va ai muscoli, se i vicini fanno casino ti incazzi e tipo il cervello produce sostanze chimiche tipo quando deve lottare quindi ti da più forza, cioè non sono cose viste coi miei occhi ma tutto torna), estroverso semplicemente per me è usare male il cervello, cioè il reggaetton, bad bunny, vi sembrano rami dell'evoluzione con qualche senso? oddio in effetti l'esistenza di gente stupida ha anche dei vantaggi, ma non mentiamo a noi stessi per fingere di non discriminare, se ti piace stare nel casino e non sai fare 2 calcoli in un ambiente tranquillo sei solo un coglione
     
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    Bargh, Chen e Burrows nel 96 fecero degli esperimenti sulla modifica automatica del comportamento in seguito all'attivazione degli stereotipi. Fecero riordinare delle frasi a un gruppo di studenti che contenevano parole che facevano riferimento allo stereotipo dell'anziano come "grigio", "bingo" e "rughe" (queste parole che evocano uno stereotipo si chiamano "prime") dicendogli che l'esperimento consisteva nel riordinare le parole nel minor tempo possibile (gruppo sperimentale). Mentre a un altro gruppo fecero riordinare delle parole che non contenevano riferimenti agli anziani (gruppo di controllo). Alla fine all'insaputa degli studenti misurarono il loro tempo di camminata per uscire dal laboratorio e scoprirono che i ragazzi del gruppo sperimentale camminavano più lentamente rispetto a quelli del gruppo di controllo, seppure tra le parole non ce n'era nessuna che faceva esplicito riferimento alla lentezza o alla velocità. Da allora sono state fatte altre ricerche e ormai è appurato che un prime può evocare risposte comportamentali all'insaputa della persona. Ad esempio attivare tramite prime lo stereotipo del professore ad esempio di fa fare un punteggio migliore a un test di intelligenza, attivare lo stereotipo degli anziani ci fa essere più smemorati, ma solo se individualmente pensiamo che nello stereotipo di anziano ci sia l'essere smemorati.

    minchia bellissima questa, me n'ero reso abbastanza conto subconsciamente ma anche proprio davvero (poi magari lo studio in realtà è falso o manipolato ma sono convinto che sia molto azzeccato, non solo le parole ma proprio tutto, i colori, gli odori, i sapori mamma mia (ma in effetti dico banalità) infatti ho sempre un po' paura a fare cose che so che mi evocano determinati bei ricordi (quindi belle sensazioni, buon umore ecc) perchè ho paura di sovrascrivere la mia memoria, per esempio bere il ketchap buono (ovviamente più s'avvicina al sapore originale più fa effetto) mi ricorda sempre quando da piccolo lo facevo in vacanza in croazia che il proprietario lavorava alla podravka e mi regalava sempre bottiglie di kechap, però appunto ogni volta l'effetto è meno forte perchè si diluisce con tutte le altre volte, ma paradossalmente il miglior modo d conservarlo è viverlo proprio profondamente al massimo, evitare ogni possibile input esterno del presente, ecco come la musica dei vicini, la puzza di lattine plastica e gomma bruciando fuori casa, altra dimostrazione che se apprezzi ste cose sei un mongoloide, comunque dicevo perchè appunto se ricevi altri input mentre bevi il kechap poi invece di ricordarti le vacanze in croazia ti ricordi dei vicini che bruciano la monnezza e le minacce di quando gliel'hai spenta)
     
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